Approfondimenti e curiosità
Il movimento promuove la realizzazione di ambienti di apprendimento destrutturati dove sono bambini e ragazzi a scoprire come utilizzare le risorse a disposizione, affiancati dai mentors che ricoprono unicamente il ruolo di facilitatori.
Il metodo coincide con i principi dei Creative Learning e delle 4P (projects, peers, play, passion) sviluppati dal Lifelong Kindergarten Group del MIT Media Lab di Boston.
Le attività del nostro Dojo ruotano intorno al gioco, lo scambio reciproco ed il peer learning, secondo l’unica regola fondamentale di ogni dojo: Be Cool.
Al CoderDojo non si impara solo a programmare, ma anche
- a ragionare per algoritmi
- a progettare e gestire lo spazio
- a risolvere i problemi
- a collaborare
- a essere protagonisti creativi e non utenti passivi
- a usare le apparecchiature elettroniche per aumentare la propria conoscenza
(da CoderDojo Padova)
“ non si impara a leggere e scrivere per diventare scrittori. La lettura e la scrittura sono un veicolo fondamentale per imparare molte altre cose. Così per la programmazione”.
(dall’intervento per TED di M.Resncik)
DOVREMMO IMPARARE DAI NOSTRI FIGLI!
Perchè non arrabbiarci e farci venire l’ansia se i nostri ragazzi giocano a POKEMON GO!
Impariamo a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Invece di scagliarci contro i videogiochi e l’utilizzo smodato degli smartphone fermiamoci un momento a pensare, proviamo a capire, a condividere con loro questi giochi.
L’utilizzo continuativo di videogiochi e quindi di tablet, smartphone e dispositivi elettronici fa male per tutti i milioni di motivi che conosciamo, è assodato e non voglio assolutamente affermare il contrario.
Altrettanto vero però è che non possiamo vietare completamente ai nostri ragazzi l’utilizzo delle tecnologie: si tratta di insegnargli a scegliere e porre dei limiti di tempo.
Voglio però togliervi un po’ di ansia e cacciare qualche demone.
I miei figli giocano a Pokèmon Go, ho cercato di andare oltre alle apparenze, di capire cosa li attirava, ho imparato a giocare, sono andata insieme a loro, ho cercato di vedere tutto con i loro occhi e sapete cosa ho scoperto? E’un gioco che posso lasciar fare loro con tranquillità dopo averlo fatto insieme e avergli spiegato quali sono i limiti e le cose a cui fare attenzione.
Ecco cosa Pokèmon Go insegna ai nostri figli:
Come prima cosa li porta fuori casa (…calma stiamo analizzando le cose positive…) e non li invita a fissare la tv per ore senza mai uscire.
Uscire a giocare a Go vuol dire imparare a orientarsi con una mappa o una cartina, a leggerla, quindi riappropriarsi del quartiere, della città, girare, camminare, scoprire. Provate ad uscire con loro, non troverete solo i pokemon, ritroverete tante cose che non ricordavate più. Imparerete di nuovo a conoscere la città grazie ai pokèstop e alle palestre.
I vostri ragazzi scopriranno che a piedi si può arrivare lontano, sapranno così valutare le distanze.
Inoltre questo come tanti altri giochi tiene allenata la mente e la memoria dei vostri figli, i meccanismi dei videogiochi non sono scontati e banali come sembrano ai nostri occhi, se si vuole giocare davvero bisogna ricordare e analizzare un sacco di dati e condizioni, mettere in atto strategie e so che vi sembrerà incredibile ma bisogna pensare!
E adesso veniamo ad un altro punto importantissimo: i raid!
Di cosa sto parlando? La Niantic ha ideato i raid per cercare di fare incontrare i giocatori tra di loro, fare in modo che non giochino solo uno contro l’altro o una squadra contro l’altra, ma che in certi casi, per catturare un pokemon leggendario sia necessario trovarsi, più giocatori possibili, di squadre diverse e combattere insieme uniti per catturare il Pokèmon e qui cari genitori Go ha fatto la magia!!!
Esclusione, bullismo, razzismo, tutto spazzato via da questa magia.
I giocatori si trovano nel luogo dove c’è il leggendario da sconfiggere e in modo del tutto naturale si parlano, si organizzano, seguono regole precise e le rispettano. Si aiutano, condividono con naturalezza consigli e hardware. In quel momento non importa a nessuno quanti anni hai, di che razza sei, che lingua parli, c’è solo un comune obiettivo e si lavora per conseguirlo. Il gruppo si crea spontaneamente, ti accolgono che tu abbia 8 anni o 80, con simpatia e tranquillità. Ora se mettete da parte la naturale diffidenza verso tutto e tutti vi accorgerete che è fantastico! Loro non hanno bisogno che gli insegnamo cosa fare contro il razzismo e il cyberbullismo, lo sanno già forse siamo noi che dobbiamo imparare da loro.
Quando giocano non ci sono barriere, sono tutti uguali pensate se riuscissero a comportarsi così a scuola e nella vita…sarebbero una forza inarrestabile!
E se avete un momento di tempo leggete il regolamento della Community di Pokèmon Go Torino le regole che tutti dovremmo sempre seguire, non solo quando giochiamo, sono tutte lì…semplicemente.
Vi voglio dire un’ultima cosa, se avete un figlio adolescente, giocare con lui vi permette di mantenere aperta la comunicazione, potrete partecipare al gioco, andare ai raid, iscrivervi ai canali telegram, insomma essere con lui e la cosa più importante è che lui potrà uscire con voi senza perdere la faccia con amici e coetanei, perchè quando sarete ad un raid o a farmare al Valentino non sarete mamma e figlio, ma agli occhi del mondo solo due giocatori di Pokèmon Go.
Grazie ai ragazzi dello Speedy Raid, di Rio Channel, del Team Mystic e in generale della Community di Torino che mi hanno permesso giocando con loro di capire tutte queste cose.